Perdere una persona cara è un momento difficile sotto ogni punto di vista. Oltre al dolore e al senso di vuoto, spesso ci si ritrova anche con problemi economici da affrontare, soprattutto se il coniuge scomparso era la principale fonte di reddito. Ed è qui che entra in gioco l’assegno di vedovanza, un aiuto economico pensato per chi si trova in una situazione di fragilità e ha bisogno di un supporto in più per tirare avanti.
Ma come funziona esattamente? Chi ne ha diritto? E cosa bisogna fare precisamente per ottenerlo? Se queste sono le domande che ti stai ponendo, non sei il solo e sei nel posto giusto. Presi dal dolore, potremmo perderci facilmente in scartoffie. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza senza perdersi nella solita burocrazia complicata.
Chi può ottenere l’assegno di vedovanza
Non è un assegno che arriva automaticamente, né qualcosa che spetta a tutti. Bisogna fare domanda, rispettare certi requisiti e, come spesso accade con la burocrazia, raccogliere un po’ di documenti. Ma niente panico! Qui ti spiego tutto in modo semplice, senza troppi tecnicismi, così da capire subito se puoi richiederlo e come fare per ottenerlo. Allora, partiamo da un punto fondamentale: non tutti i vedovi e le vedove possono riceverlo. Ci sono delle condizioni ben precise, e se non le rispetti, purtroppo l’assegno non spetta.
Devi già prendere la pensione di reversibilità. Questo è il primo requisito: l’assegno di vedovanza è una specie di “extra” che si aggiunge alla pensione che spetta al coniuge superstite dopo la morte del partner. Se non hai diritto alla reversibilità, non puoi richiederlo. Devi essere invalido al 100%. Significa che devi avere un certificato che attesti che non puoi lavorare in modo autonomo e produttivo. Se riesci a lavorare e sei autonomo, niente assegno. Non devi essere un lavoratore autonomo. Se la tua pensione di reversibilità arriva da una gestione speciale per artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni o mezzadri, purtroppo non hai diritto all’assegno. Se rientri in questi requisiti, allora hai buone possibilità di ottenere l’assegno di vedovanza. Vediamo ora come fare la domanda.
Come si richiede e cosa fare se sei in ritardo
La buona notizia è che fare domanda non è complicato, ma serve un minimo di attenzione per evitare intoppi. Puoi richiederlo subito, quando fai domanda per la pensione di reversibilità, oppure più avanti. Se scopri solo dopo che potevi richiederlo, puoi comunque ottenere gli arretrati fino a 5 anni. Questo significa che, se non hai presentato la domanda subito dopo il decesso del coniuge, puoi comunque recuperare una parte dell’importo che ti spetta. Certo, sarebbe stato meglio saperlo prima, ma meglio tardi che mai. Ecco cosa devi avere pronto quando fai domanda (così eviti richieste di integrazione e perdite di tempo):
- La data in cui sei diventato vedovo o vedova (fondamentale per calcolare gli arretrati).
- Il numero e la categoria della tua pensione di reversibilità.
- Il verbale che attesta l’invalidità civile al 100%.
- L’ultima dichiarazione dei redditi (o quelle degli ultimi cinque anni se chiedi gli arretrati).
- Un documento di identità e il codice fiscale.
Se manca qualcosa, la pratica rischia di bloccarsi, quindi è meglio controllare tutto prima di inviare la domanda. Se non sei sicuro di qualche passaggio, puoi sempre chiedere aiuto a un patronato, che ti guida passo dopo passo. Ora veniamo alla domanda più importante: quanto vale l’assegno di vedovanza? L’importo dipende dal reddito del richiedente, e ci sono dei limiti precisi: se il tuo reddito annuo supera 32.148,88 euro, l’assegno non ti spetta. Se guadagni fino a 33.274,22 euro all’anno, ricevi 52,91 euro al mese. Se guadagni tra 33.274,23 e 37.325,55 euro all’anno, l’importo scende a 19,59 euro al mese.
Non si tratta di cifre enormi, ma è comunque un piccolo aiuto che si aggiunge alla pensione di reversibilità, che di per sé copre solo il 60% della pensione del coniuge defunto. Se fai due conti, potrebbe non sembrare molto, ma quando le spese si accumulano, ogni aiuto è benvenuto. Ora che sai come funziona, la domanda è: vale la pena richiederlo? La risposta è semplice: sì, se rientri nei requisiti Anche se la cifra non è altissima, è comunque un aiuto che si aggiunge alla pensione. E visto che non ti arriva automaticamente, se ne hai diritto, tanto vale fare domanda. Se non sai da dove iniziare, puoi sempre rivolgerti a un patronato o direttamente all’INPS, così eviti errori e perdi meno tempo possibile. E se conosci qualcuno che potrebbe averne diritto ma non lo sa, faglielo sapere: a volte basta una semplice informazione per migliorare la situazione di qualcuno.